La malattia da reflusso gastroesofageo (mRGE) è uno delle condizioni cliniche più diffuse. Nel nostro paese ne soffrono, a vario grado, oltre 5 milioni di persone con sintomi spesso molto fastidiosi ed invalidanti quali bruciore di stomaco, dolore toracico, eruttazioni, difficoltà a deglutire, tosse secca e mal di gola.
Di solito, ad impedire il reflusso, “ci pensa” una valvola che si trova tra l’esofago e lo stomaco e che blocca la risalita dei succhi gastrici. Quando questa valvola, il cosiddetto sfintere esofageo inferiore, non si chiude più correttamente (per una sua propria debolezza o per la presenza di un’ernia iatale) gli acidi gastrici risalgono nell’esofago provocando i sintomi del reflusso.
Mentre la terapia farmacologica agisce riducendo l’acido prodotto dallo stomaco (non sono disponibili farmaci che ridanno forza alla valvola) e quindi, in un certo senso, bypassando il vero problema, la chirurgia mira a ripristinare definitivamente la funzionalità dello sfintere esofageo ed a correggere, quando presente, l’ernia iatale.
Pertanto, quando il trattamento farmacologico non ottiene i risultati sperati, o quando si sviluppa una vera e propria farmaco-dipendenza, può essere preso in considerazione un intervento chirurgico.
L’intervento classico, molto migliorato negli ultimi anni grazie alle nuove conoscenze sulla fiso-patologia dello stomaco, è la fundoplicatio. Si tratta, più che di un solo intervento, di un gruppo di interventi simili tra loro. Durante una fundoplicatio, la parte dello stomaco chiamata fondo viene “plicata”, cioè avvolta, attorno all’esofago ottenendo un effetto simile a quella di “un manicotto” anti-reflusso. La funfoplicatio più nota è la Nissen (dal nome del suo ideatore), di cui potete vedere un disegno nella foto.
Più di recente è stato sviluppato negli Stati Uniti un nuovo dispositivo chiamato LINX. Ha la forma di un anello con tante “perline metalliche” che viene posizionato attorno all’esofago. Qui, grazie ad un effetto di attrazione magnetica tra le perline, il LINX crea un zona di pressione circolare che funge da nuova valvola. È certamente un dispositivo molto semplice da impiantare (non più di 30 minuti) e dai risultati molto soddisfacenti.
Tutti queste procedure chirurgiche sono eseguite con tecniche mini invasive, cioè in laparoscopia (con i buchetti, per intenderci) e con un tempo di ospedalizzazione di soli due giorni. A differenza delle cure farmacologiche, come dicevo prima, la chirurgia mira al ripristino definitivo della funzionalità dello sfintere gastro-esofageo.
In conclusione, sebbene oggi moltissimi pazienti possono essere curati efficacemente con la terapia farmacologica, per molti altri, sopratutto i pazienti che non rispondono ai farmaci, o rispondono solo parzialmente, o che rischiano (perché giovani e con una lunga aspettativa di vita) di sviluppare farmaco-dipendenza, è possibile beneficiare di queste nuove procedure chirurgiche mini-invasive.