Negli ultimi anni, grazie all’utilizzo di nuovi materiali protesici, la chirurgia delle ernie inguinali e dei laparoceli (ernie che si formano sulle cicatrici di precedenti interventi chirurgici sull’addome) ha fatto notevoli progressi. Basti pensare che attualmente i chirurghi possono scegliere tra oltre 70 materiali protesici con caratteristiche diverse.
Tutte le protesi, comunemente chiamate “reti”, hanno determinate caratteristiche quali l’essere anallergiche, resistenti alle forze meccaniche e bio-compatibili in modo da integrarsi nel corpo umano con una minima risposta infiammatoria.
Per farla semplice possiamo dire che le protesi si dividono in sintetiche e biologiche.
Le sintetiche sono quelle più utilizzate per le ernie inguinali. Le più innovative tra queste sono pre-sagomate ed auto-fissanti garantendo una riparazione stabile con bassissimo rischio di recidive e di dolore post-operatorio. Sempre sintetiche sono alcune reti di recente sviluppo che grazie ad una composizione diversa sulle due facce, permette al chirurgo di porle a contatto con l’intestino senza danneggiarlo. Con queste protesi si riescono a trattare con successo voluminosi laparoceli.
Le protesi biologiche, che provengono dal mondo animale, sono costituite da pericardio o derma di suino o bovino. Subiscono un particolare trattamento e pertanto sono molto costose ed indicate in casi selezionati.