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January 3, 2022

Colon Irritabile | Sindrome| Intestino | Diagnosi | Cura 

E’ senza dubbio la piu’ frequente causa di ricorso al medico per patologia gastroenterologica.

Come me ne accorgo

Sintomi caratteristici della sindrome dell’ intestino irritabile sono: il dolore, piu’ frequente in fossa iliaca sinistra ma che si puo’ localizzare in tutte le zone addominali, e’ quasi costantemente presente. A volte il dolore puo’ anche interessare le spalle o la regione lombare. Il sintomo, generalmente,  non e’ molto intenso; non disturba il sonno, puo’ seguire il pasto ed e’ alleviato o risolto con l’ evacuazione di feci o gas; la stipsi puo’ essere tale da consentire l’evacuazione solo dopo uso di lassativi o clisteri; la diarrea con numero variabile di scariche di feci di consistenza ridotta, raramente notturne ed accompagnate o meno da dolore addominale. Nell’ intestino  irritabile, generalmente, si alternano periodi di diarrea, di stipsi e di normalita’ nella evacuazione.
Altri sintomi addominali, meteorismo con senso di gonfiore addominale, borborigmi, nausea.
Altri sintomi non addominali: cefalea, facile stancabilita’, difficolta’ alla concentrazione, palpitazione, dispnea, disuria.

Gli esami

La diagnosi di sindrome del colon irritabile e’ essenzialmente clinica cioe’ basata sull’ anamnesi (presenza dei sintomi da molti anni e loro accentuazione in corrispondenza di stress emotivi o fisici) e sulla normalita’ della visita medica e di eventuali esami di laboratorio praticati.
Se i sintomi suddetti si presentano, per la prima volta, dopo i 40 anni, o quando questi variano improvvisamente, e’ indicato sottoporre il paziente ad indagini atte ad individuare l’esistenza di patologia organica del colon (clisma opaco a doppio contrasto, colonscopia).

Cosa aspettarsi

La sindrome da intestino irritabile e’ cronica con periodi di riacutizzazione sintomatologica e fasi di quiescenza. La patologia ha decorso benigno, e non determina, generalmente, dimagramento ne’ compromissione delle condizioni generali. Le uniche complicanze sono la comparsa, come conseguenza del ponzamento cronico nelle forme a IBSprevalente stipsi, di diverticoli del colon, emorroidi e ragadi e prolasso del canale anale.

Consigli colon irritabile

La terapia deve contrastare i sintomi prevalenti.

Per il dolore: antispastici tipo anticolinergici (propantelina bromuro, prifinio bromuro, cimetropio bromuro) e miolitici (trimebutina, pinaverio bromuro, ottilonio bromuro, luoroglicina) che agiscono riducendo lo spasmo intestinale.
L’olio di menta in capsule, oltre all’effetto antispastico, e’ in grado di ridurre la sensazione di gonfiore addominale.
Per la stipsi: procinetici tipo levosulpiride che determina un aumento della motilita’ peristaltica intestinale e quindi facilita la progressione delle feci; fibre contenute nei lassativi di massa (metilcellulosa, Agar, Crusca, Glucomannani, derivati dello psillio); lassativi osmotici (lattulosio e lattitolo).
Per la diarrea: loperamide che agisce riducendo la peristalsi dell’intestino; farmaci adsorbenti (carbone attivo, caolino, diosmectite) che, adsorbendo i liquidi, aumentano la consistenza delle feci.
Utili, al fine di ridurre la componente psicosomatica, la stessa levosulpiride, gli ansiolitici (benzodiazepine tipo bromazepam, lorazepam) e gli antidepressivi (amitriptilina).

Consigli colon irritabile
Quando il sintomo prevalente  e’ la stipsi, e’ necessario aumentare le fibre ingerite con la dieta (almeno 400g al giorno di verdure o frutta), bere almeno 1,5 litri di acqua al giorno, aumentare l’attivita’ fisica. Cercare di regolarizzare l’evacuazione recandosi alla toilette, anche in assenza di stimolo, ad orari precisi.

Quando il sintomo prevalente e’ il dolore e’ utile ridurre l’ingestione di sostanze fermentanti tipo legumi, cavoli, cipolle, broccoli, spinaci, prugne, mele, ciliegie, banane, latte, panna, gelati, cibi molto grassi, fritti, cereali integrali.
Il paziente dovrebbe imparare a riconoscere gli alimenti che scatenano o aggravano i sintomi in modo da evitarli o da ridurne l’introito.

January 3, 2022

Rettocolite Ulcerosa | Cura | Cancro | Intervento | 

La rettocolite ulcerosa e’ una malattia che interessa l’apparato gastro-enterico e rientra tra le “malattie infiammatorie croniche intestinali”. Nella colite ulcerosa vi e’ una importante infiammazione che interessa soltanto il grosso intestino, il colon, localizzandosi sempre e comunque nel tratto terminale, ovvero la regione del retto e del sigma. La si definisce proctite quando l’ infiammazione e’ soltanto localizzata al retto-sigma, colite sinistra quando l’ infiammazione colpisce tutto il colon e colite totale quando tutto il colon e’ coinvolto.

 

Come si manifesta, come riconoscerla?

Il sintomo guida e’ la radicale modificazione dell’alvo, ovvero scariche diarroiche ma con feci miste a sangue e muco, che sono tanto più frequenti quanto la malattia e’ piu’ severa.  Infatti la colite ulcerosa può esordire in forma lieve ma anche con un attacco acuto particolarmente grave. Nei casi  di proctite può comparire anche un quadro di stipsi.
Altri sintomi possono essere febbre, aumento della frequenza cardiaca (tachicardia), anemia, perdita di forze e di appetito, diminuzione delle proteine circolanti e squilibrio di importanti sostanze come potassio, sodio e cloro. Insomma, tutto l’organismo entra in sofferenza.

 

Come diagnosticare la colite ulcerosa?

La diagnosi della malattia viene fatta quando sono riconosciute alcune condizioni: per prima cosa occorre documentare l’ infiammazione a livello rettale; In secondo luogo bisogna escludere che quelle lesioni non siano state provocate da una sostanza particolare, quali gli antinfiammatori non steroidei, un’ infezione o qualunque agente fisico o chimico; Terzo punto, e’ necessario essere sicuri che l’infiammazione sia persistente e protratta.
Il primo punto richiede il ricorso all’esame endoscopico, ma limitato al sigma, quindi eseguibile con il sigmoidoscopio flessibile o rigido. Con questo strumento lo specialista vede subito se la mucosa e’ infiammata e di che tipo sono le lesioni. Può, altresì, fare una biopsia della mucosa. L’esame istologico confermerà, poi la presenza dell’ infiammazione. Se con la sigmoidoscopia si sono gia’ ben delimitati i confini delle lesioni, ovvero se si vede che non vanno al di la’ del sigma, si puo’ evitare la colonscopia. Altrimenti quest’ultimo esame e’ necessario per stabilire bene le altre localizzazioni, definendo cosi’, anche l’ intera estensione dell’infiammazione. In alternativa si puo’ ricorrere all’ esame radiologico, il clisma opaco a doppio contrasto e in taluni casi anche all’ ecografia. Per il secondo punto gli esami fondamentali sono la ricerca di parassiti o di altri agenti infettivi nelle feci, o il prelievo di sangue per escludere la presenza di infezioni recenti. Per il terzo punto la biopsia e’ di aiuto a identificare la natura dell’ infiammazione; nel caso della colite ulcerosa la lesione cronica si automantiene nel tempo.

Come si cura la colite ulcerosa?

Oggi possiamo dire che la malattia viene curata in modo preciso, sicuro e affidabile: l’esperienza accumulata in questi anni, grazie anche a continui scambi di informazioni e di risultati ottenuti con questo o quel farmaco, tra esperti di tutto il mondo, ha fatto si’ che siano stati messi a punto protocolli farmacologici validi nelle varie forme della malattia. Si sono evitate cosi’ le gravi insidie degli attacchi acuti, che nel passato potevano anche essere mortali. Si sono anche stabiliti criteri utili alla decisione di eseguire un eventuale trattamento chirurgico. Per quanto riguarda strettamente la prevenzione, dobbiamo distinguere tra prevenzione della fase acuta e prevenzione delle recidive.

 

Come si cura la fase acuta?

Nel caso che la malattia esordisca con un attacco severo, vale a dire con piu’ di sei scariche giornaliere feci muco- sanguinolente e disturbi generali, occorre sempre il ricovero in ospedale. Qui gli specialisti sottopongono il malato ad un trattamento intensivo, con alte dosi di cortisone, della durata di circa 7-10 giorni. Sono somministrati anche liquidi, plasma ed elettroliti, nonche’ sostanze ad alto contenuto calorico.
In oltre la meta’ dei casi, dal 50 al 70 per cento, la risposta ottenuta e’ molto buona; viene cosi’ evitato l’intervento chirurgico e, soprattutto, il rischio di mortalita’ e’ stato del tutto azzerato. Tra le proposte farmacologiche di quest’ ultimo periodo, per la fase acuta va segnalata la possibilita’ di usare anche farmaci immunosoppressori, come la ciclosporina, sempre per via endovenosa.

Come si curano gli attacchi lievi o moderati? 

In queste forme le scariche non superano mai le 5-6 al giorno, la malattia e’generalmente limitata al retto- sigma, estendendosi al massimo al colon di sinistra; qui rispetto al passato c’e’ stata una vera rivoluzione terapeutica che ha messo in secondo piano la somministrazione di cortisone per bocca e localmente. E cosi’ oggi si tende decisamente a privilegiare il trattamento locale, ovvero l’uso di farmaci somministrati per via rettale. Primi tra tutti i clismi, quindi le supposte, a cui si sono aggiunte proprio di recente preparazioni a base di schiuma.
Il principio attivo piu’ frequentemente usato e’ il 5-ASA, ovvero la parte attiva della molecola salazopirina, che agisce localmente sulla mucosa del colon. Questo nuovo indirizzo di cura, che e’ nato proprio in Italia, offre oggi la possibilita’ di controllo degli attacchi, almeno nell’ 80-90 per cento dei malati; resta cosi’ una piccola percentuale di pazienti, non oltre il 15 per cento, che ha ancora bisogno di cortisone per via sistemica. Va aggiunto pero’ che un piccolo gruppo di pazienti, quelli con colite distale refrattaria, puo’ non rispondere a questa terapia “standard”. In questi casi si opta per la somministrazione contemporanea di cortisone e 5-ASA o di immnunosoppressori o per l’ impiego protratto nel tempo di 5-ASA.

Come si prevengono le ricadute?

Anche qui c’e’ stato un vero e proprio affinamento terapeutico. La molecola usata nel passato, ovvero la salazopirina, che si era dimostrata in grado di prevenire le ricadute della malattia, ma che aveva numerosi effetti collaterali, è stata sostituita dalla nuova generazione di composti, costituiti appunto dalla sua parte attiva, ovvero il 5-ASA. Si tratta di preparazioni che, assunte per bocca, liberano il principio attivo soltanto dove e’ effettivamente utile, cioe’ nel colon. Tutto questo ha contribuito a curare meglio e con maggiore sicurezza per lunghi periodi la stragrande maggioranza dei pazienti con colite ulcerosa.

E l’intervento chirurgico?

L’intervento chirurgico puo’ essere effettuato o come terapia alternativa in caso di fallimento della terapia medica, nelle forme severe, oppure come scelta terapeutica nel caso di impoverimento della qualita’ di vita o scarsa risposta alla terapia medica. Non va piu’ vissuto, comunque, come un evento drammatico in quanto, grazie ai perfezionamenti della tecnica chirurgica, deve essere considerato come un valido strumento terapeutico in grado di eliminare la malattia.

L’intervento chirurgico puo’ essere effettuato secondo una tecnica tradizionale, cioe’ anastomosi ileo-retto che, come e’ ben comprensibile dalla parola, prevede l’ asportazione del colon malato e l’abboccamento dell’ileo con un piccolo tratto residuo di retto. Siccome il retto e’ la porzione di intestino sempre colpita, e’ ovvio che si debba continuare per lunghi periodi con terapie locali e controllo della mucosa rettale.
L’altro intervento, di piu’ recente introduzione, consiste, invece, nella ricostruzione di una nuova tasca rettale con la mucosa dell’intestino tenue, mediante il suo abboccamento con il margine anale (anastomosi ileo-ano). Quest’ultimo intervento presenta il vantaggio di favorire l’eliminazione di ogni area affetta da malattia anche se una percentuale fortunatamente piccola di pazienti puo’ sviluppare una nuova condizione flogistica della nuova ampolla.

Questo quadro, tuttavia, viene comunque ben controllato da un modesto approccio di terapia medica.

 

Cè rischio di cancro?

Questo problema e’ stato probabilmente eccessivamente enfatizzato negli anni precedenti, in quanto si riportavano i dati riferiti a casistiche caratterizzate dall’osservazione dei malati clinicamente piu’ compromessi. Negli ultimi studi compiuti su una popolazione malata, si e’ visto che il problema e’ di poco superiore a quello della popolazione di controllo, non affetta dalla malattia. Negli anni passati sono stati suggeriti o eseguiti dei controlli periodici con colonscopie e biopsie.

La loro efficacia per la prevenzione della displasia grave, quadro preneoplasico, sembra oggetto di discussioni. Probabilmente l’incidenza di forme tumorali si e’ notevolmente ridimensionata in quanto si cura sempre piu’ e meglio il paziente. Le cure mediche, infatti, riducono il numero degli attacchi e la loro severita’ e, probabilmente, viene cosi’ ridotto lo stimolo indotto dall’ infiammazione. L’intervento chirurgico elimina poi quelle situazioni considerate a rischio, quali l’ insorgenza in eta’ giovanile, le forme molto attive estese e spesso recidivanti. Ecco perche’ in alcuni studi il problema della degenerazione maligna viene ritenuto simile a quello della popolazione generale.

January 2, 2022

Condilomi | Asportazione | Sintomi | Terapia |

I condilomi sono lesioni tumorali benigne, trasmesse principalmente per via sessuale, causate da virus del tipo Papillomavirus

Quanto sono diffusi i condilomi?

Si è osservato in alcuni studi come la malattia colpisca di frequente i soggetti immunodepressi e tra questi quelli che hanno avuto contatto con il virus dell’Immunodeficienza acquisita (Aids), con frequenza stimata, variante dal 60 sino all’ 80% dei casi. I soggetti omosessuali ne sono maggiormente colpiti.

Modalità di contagio

Il contatto sessuale rappresenta la modalità di trasmissione principale. È opportuno al riguardo che venga controllato anche il partner e curato contemporaneamente. Le lesioni tendono a diffondersi rapidamente ed ad aumentare di dimensioni. Nella pratica clinica si osservano soggetti che hanno sviluppato la malattia dopo soggiorni in paesi extracomunitari, a seguito di rapporti sessuali occasionali.

Come si presentano i condilomi?

Le lesioni si presentano sotto forma di piccole vegetazioni esofitiche, verrucose, biancastre, peduncolate. Interessano la zona perianale, il canale anale e talvolta in associazione o isolatamente anche i genitali. Nel caso che persistano per molto tempo vi è la rara possibilità di una degenerazione tumorale.

Diagnosi Condilomi

L’aspetto clinico è tipico e sufficiente per porre la diagnosi. Se le lesioni datano da lungo tempo e sono presenti tumefazioni un prelievo di tessuto per l’esame istologico è indispensabile. Uno studio sierologico e immunologico per valutare eventuali contatti virali e per precisare lo stato delle difese anticorpali può essere indicato. Tali accertamenti non si considerano obbligatori ma precauzionali, prima di procedere alle terapie.

Terapia Condilomi

Sono utilizzati diversi trattamenti, fermo restando che la guarigione spontanea non si verifica normalmente e, in relazione alla caratteristica di evoluzione, è corretto iniziare le terapie previste anche in presenza di minime lesioni.

Principali trattamenti previsti:

1.Applicazione locale di Podofillina (agente antitumorale)

2.Crioterapia (freddo) con azoto liquido

3.Asportazione locale con bisturi o Elettrobisturi

4.Asportazione locale con Laser

5.Terapia immunostimolante con Interferone, da utilizzare nei soggetti immunodepressi di base o nelle recidive, per via sottocutanea o intramuscolare

La decisione di effettuare le terapie previste deve essere valutata in rapporto alla sede ed al numero di lesioni. Sarebbe auspicabile una stretta collaborazione tra il colonproctologo e il dermatologo con esperienza specifica nel trattamento delle Malattie trasmesse sessualmente (MTS) in modo da definire un unico protocollo di terapia.

January 2, 2022

La diarrea del viaggiatore
Per chi è in partenza, sopratutto verso certi paesi, può essere utile leggere questo brevissimo vademecum su uno dei disturbi più frequenti in estate: la diarrea del viaggiatore.

 La diarrea del viaggiatore: epidemiologia
La diarrea del viaggiatore può colpire fino all’80% dei viaggiatori che si recano in destinazioni con standard igienici non elevati ed è associato all’ingestione di acque e cibo contaminati.

 La diarrea del viaggiatore: sintomi
La diarrea del viaggiatore può essere accompagnata da nausea, vomito, crampi addominali e febbre. Vari batteri, virus e parassiti possono causarla.

 La diarrea del viaggiatore: terapia
È importante, specialmente per i bambini, evitare la disidratazione mediante l’assunzione costante di liquidi sicuri (acqua imbottigliata). La maggior parte degli episodi di diarrea sono autolimitanti con guarigione in pochi giorni, quindi niente panico… Il farmaco di elezione è la rifaximina, un antibiotico intestinale da associare, se le scariche sono eccessive, ad antidiarroici (loperamide).

 La diarrea del viaggiatore: profilassi
Importante sapere che l’uso di questi farmaci, antibiotici ed antidiarroici, come profilassi, è sconsigliato.

La diarrea del viaggiatore: ulteriori consigli
Se la diarrea produce una severa disidratazione o non risponde alla terapia entro 3 giorni si deve consultare un medico.
L’unica strategia efficace per prevenire tutto ciò è il rispetto delle norme igieniche che metterà al riparo non solo dalla diarrea ma anche da altre comuni malattie a trasmissione oro-fecale.

January 1, 2022

Patologie Anorettali | Melanoma Anale | Tumori Retrorettali 

Si tratta di un gruppo di malattie che giungono alla osservazione del chirurgo molto raramente per la loro scarsa frequenza. Per questo è’ indispensabile che la loro diagnosi ed il loro trattamento vengano effettuati in centri di riferimento altamente specializzati che ne raccolgono un numero maggiore acquisendo un’esperienza che porta ai migliori risultati terapeutici.

MELANOMA ANALE
Il melanoma del canale anale è raro e viene diagnosticato nella maggior parte dei casi durante una visita per i disturbi proctologici più comuni. Per questo motivo la sua diagnosi non è quasi mai precoce e la sua prognosi spesso infausta.
Si presenta come un nodulo unico o multiplo, scuro o francamente nero (anche se è possibile incontrare lesioni acromiche) a superficie spesso ulcerata e sanguinante,
I suoi sintomi più frequenti sono rappresentati da ematochezia, prurito e tenesmo mentre il dolore è già un segno di invasione locale.
La diagnosi è essenzialmente clinica e va seguita da accertamenti strumentali (rettoscopia, colonscopia, TAC o RMN addomino-pelvica, PET) e soprattutto da una biopsia per la tipizzazione e la stadiazione della malattia.
La terapia chirurgica è indispensabile e spesso è necessaria una amputazione addominoperineale allargata per rimuovere oltre al tumore anche le sue stazioni linfonodali satelliti pelviche ed inguinali.

GIST RETTALE
I tumori stromali gastrointestinali (GIST) sono rari e quelli del retto ne rappresentano solo il 5% del totale. I pazienti che ne sono portatori riferiscono sintomi aspecifici quali difficoltà di evacuazione, sanguinamento ed a volte dolore. La diagnosi è sia clinica (si apprezza all’esplorazione una massa della parete rettale) che strumentale (TAC, RM, colonscopia con esame bioptico per riscontro istologico ed istochimico) e serve a scegliere l’approccio terapeutico più indicato. Questo può andare dalla asportazione locale (transanale o con TEM) fino alla necessità di resezioni del retto più o meno ampie.

TUMORI RETRORETTALI
Sono un’entità rara e nella maggior parte dei casi si tratta di lesioni cistiche (epidermoidi, dermoidi, teratomatose) anche se si possono riscontrare neoformazioni a diversa componente cellulare (tumori neurogeni, ossei, connettivali) a partenza da tutti i tipi di tessuti presenti nello spazio retrorettale. I sintomi sono spesso sfumati (dolore rettale o perineale, disturbi della defecazione) e la diagnosi è clinica (riscontro di una formazione che protrude nel retto spingendone in avanti la parete posteriore). E’ indispensabile l’esecuzione di una RM pelvica (oltre che di una colonscopia) per la valutazione delle dimensioni della lesione e della sua precisa localizzazione. Si consiglia di non eseguire biopsie per la possibilità di infezione o di diffusione locale della malattia. La stadiazione della malattia ne indica il migliore approccio chirurgico per la sua asportazione (via addominale, transanale con TEM, posteriore). L’esame istologico definitivo può consigliare la necessità di un’eventuale ulteriore terapia medico-chirurgica.

ULCERA SOLITARIA DEL RETTO
Questa alterazione anatomica e funzionale del retto è sempre concomitante alla presenza di un prolasso rettale interno ed è probabilmente secondaria ai microtraumi della mucosa rettale contro la parete del retto anormalmente contratta. Ne derivano sanguinamento, perdite mucose ma sopratutto lo stimolo continuo a defecare che obbliga il paziente a passare ore nel tentativo di svuotare il retto. Queste spinte continue ed eccessive instaurano un circolo vizioso che può portare ad un peggioramento dei disturbi anche legato al secondario cedimento e discesa del pavimento pelvico.

La diagnosi è clinica, radiologica (Rx defecografia) ma sopratutto endoscopica (riscontro dell’ulcera) ed istologica (per escludere infiammazioni di altro tipo o tumori).
La terapia è all’inizio sempre conservativa con consigli atti a migliorare l’evacuazione abbinati ad un trattamento locale con farmaci specifici (mesalazina, cortisone). Possono essere utili cicli di riabilitazione del pavimento pelvico (biofeedback) se eseguiti in centri di provata esperienza. Nei casi con sintomatologia più importante e non responsivi al trattamento conservativo può essere discussa con il paziente l’eventuale necessità di un intervento chirurgico. Questo deve sempre essere eseguito da uno specialista che deve essere in grado di scegliere la tecnica che più si adatta al caso specifico (rettopessi, resezione-rettopessi, interventi transanali).

November 19, 2019
Un saluto a tutti, amici. Oggi si va a Roma al Campus Biomedico. Nel pomeriggio, infatti, terrò una lezione durante il primo corso nazionale sull’applicazione dei principi ERAS in chirurgia dell’obesità. L’acronimo si riferisce alla parole inglesi Enhanced Recovery After Surgery (miglioramento del recupero post-operatorio) e riguarda una serie di protocolli finalizzati a migliorare la ripresa dei pazienti obesi che si sottopongono a chirurgia. Sono ormai diversi anni che applichiamo queste metodiche a Napoli, a Villa delle Querce; ciò ci ha portato, fra l’altro, a dimettere i pazienti dopo solo 48 ore dall’intervento senza dover ricorrere a fastidiosi presidi come cateteri, tubi di drenaggio e sondini naso-gastrici.

April 8, 2019

Stamattina immersione nella nebbia londinese, sempre presente nonostante la primavera, per partecipare alla presentazione del LINX. Si tratta di un anello magnetico in lega di titanio che può essere impiantato per risolvere definitivamente i problemi legati al reflusso gastro-esofageo senza più dover ricorrere ai farmaci. Qui si respira un’area di grande entusiasmo sulla scorta degli eccellenti risultati ottenuti negli USA. John Lipham, ideatore della metodica e che nella foto è accanto a me, ha tenuto una eccellente relazione sull’argomento parlando ad oltre trenta chirurghi provenienti da tutta Europa e dal Medio Oriente. Sin dal prossimo mese LINX sarà disponibile in Italia in centri selezionati.

December 7, 2018

Una relazione ad congresso è sempre un momento impegnativo ed emozionante, ma tenerla al più importante meeting scientifico internazionale di chirurgia colo-rettale dell’anno, ovvero l’European Colorectal Congress, è un’esperienza veramente super-entusiasmante. L’entusiasmo sale ancora di più, poi, se l’argomento per il quale si è stati invitati a parlare riguarda i risultati di una innovativa tecnica chirurgica, la tecnica TPS per la cura delle disfunzioni muscolari della pelvi, che abbiamo ideato e messo a punto noi stessi, a Napoli. E’ stato un vero piacere condividere la nostra esperienza con colleghi giunti in Svizzera da ogni parte del mondo; un onore che non dimenticherò e che condivido con tutti i componenti della mia equipe. Adolfo Renzi